PLS Virtual Summer School for Students PSV3 (Italian)
Seconda edizione, 6-10 settembre 2021.
La fallacia dello scommettitore è spesso legata ad un’idea che tutti noi abbiamo della casualità e che si basa su una serie di regole estetiche che secondo noi il caso dovrebbe rispettare per potersi definire tali. Un esempio emblematico al riguardo è la funzione “shuffle” (riproduzione casuali dei brani) che le prime versioni degli iPod di Apple introdussero sul mercato. Quando si selezionava questa opzione, poteva accadere (e spesso accadeva) che venissero riprodotte l’una dopo l’altra più canzoni dello stesso artista e/o album. La reazione dell’utente di fronte a questa ripetizione dipendeva dal particolare brano che veniva ripetuto. In alcuni casi, infatti, quando il risultava gradito, si tendeva ad attribuire una sorta di intelligenza al dispositivo, ipotizzando che lo stesso fosse in grado di “imparare” il gusto musicale del proprietario. Nei casi in cui invece il brano selezionato per la ripetizione non era tra quelli preferiti, non mancavano le critiche rivolte al costruttore. Proprio in seguito a tali critiche, la Apple modificò l’iniziale estrattore casuale dei brani sostituendolo con un estrattore “quasi casuale”, che selezionava casualmente ogni canzone ma solo tra quelle di un differente autore e album rispetto a quella ascoltata precedentemente. La frase di Steve Jobs al riguardo è emblematica: “«We’re making it (the shuffle) less random to make it feel more random», perchè ci permette di intuire che spesso è più facile adattare il caso alle nostre regole estetiche che convincerci di come funziona veramente.
Lo stesso avviene per molti meccanismi distorsivi (bias cognitivi) legati al ragionamento umano in condizioni di incertezza, molti dei quali sono alla base delle falsi convizioni legate al gioco d’azzardo da parte degli scommettitori. Alcuni di questi meccanismi sono stati studiati e descritti da Amos Tversky e Daniel Kahneman nel filone della letteratura nota come economia comportamentale. Analoghi studi, con particolari applicazioni in campi assicurativo, furono sviluppati da Bruno de Finetti nel 1940, con la formalizzazione del teorema della rovina del giocatore.